webmarketing

Il marketing oggi ha luogo in gran parte sul web e i motori di ricerca sono ormai il punto di riferimento per ogni utente che debba prendere una decisione in merito ad un acquisto.
I search engine sono per loro natura competitivi: i primi cinque risultati restituiti da ogni ricerca si accaparrano quasi il 70% di tutto il traffico, quindi i siti web saranno sempre in competizione tra loro per conquistare visibilità e generare traffico mirato.
Le aziende devono perciò integrare le loro strategie di web marketing con opportune tecniche di Search Engine Marketing se non vogliono essere tagliate fuori da un mercato sempre più competitivo e affollato.

Che cos’è il Search Engine Marketing

Il Search Engine Marketing, abbreviato in SEM, è il complesso delle attività di web marketing finalizzate a portare traffico mirato verso un sito web, aumentandone la visibilità sui motori di ricerca (Google, Yahoo, ecc.).
Negli ultimi anni, i motori di ricerca hanno assunto il ruolo di mediatori tra aziende e utenti e hanno sostituito, o comunque integrato, i mezzi tradizionalmente usati per la ricerca delle informazioni preliminari all’acquisto di un prodotto o servizio, come giornali, tv, passaparola e riviste specializzate. Secondo Forrester, ad usare i search engine per questo scopo sarebbe l’88% degli utenti della rete. Quello che spinge i consumatori a cercare indicazioni riguardanti un acquisto sui motori di ricerca è la possibilità di effettuare una comparazione dei prezzi e di ottenere informazioni aggiornate.
Queste statistiche dimostrano quanto i motori di ricerca siano ormai divenuti importanti per le aziende, le quali non possono più esimersi dall’integrare la propria strategia di web marketing con tecniche promozionali sui search engine.

Differenza tra SEO e SEA

search engine optimization tecnicheIl Search Engine Marketing è il processo di acquisizione di traffico e visibilità sui motori di ricerca attraverso sia attività gratuite che a pagamento.
La SEM si suddivide infatti in due componenti: la SEO (Search Engine Optimization) e la SEA (Search Engine Advertising). La prima è gratuita e indica un insieme di pratiche messe in atto per aumentare la visibilità naturale, o “organica” di un sito sui motori di ricerca, migliorandone il posizionamento sulle pagine risultanti da una ricerca per parole chiave rilevanti. La seconda indica invece la pubblicità a pagamento sui motori di ricerca.
Oggi il termine “Search Engine Marketing” viene sempre più utilizzato per descrivere le sole attività a pagamento, mentre l’espressione generica che ingloba sia la SEO che la SEA è “Search Engine”.

Principali pratiche SEO

ottimizzazione motore ricercaL’ottimizzazione organica tiene conto degli algoritmi di ranking, procedimenti di calcolo che i motori di ricerca custodiscono gelosamente, mirati a classificare le pagine web in base a criteri suscettibili di continui perfezionamenti per impedire che vengano messe in atto azioni scorrette.
L’obiettivo della SEO è di fare in modo che un sito web sia più visibile e facilmente indicizzato dai motori di ricerca.
Le tecniche SEO si distinguono in attività on-site, che riguardano principalmente il miglioramento dell’architettura del sito, e attività off-site, rappresentate essenzialmente dalla link building.
Per mettere in pratica le tecniche on-site occorre:

  • scegliere con cura le parole chiave, verificandole con strumenti adeguati;
  • inserire un titolo efficace e una descrizione chiara e concisa;
  • attribuire una parola chiave specifica ad ogni articolo e inserirla anche nel titolo e nella description, accertandosi che compaia anche nel link della pagina;
  • agevolare il lavoro dei crawler, ossia dei software deputati a scandagliare in modo automatizzato le pagine del sito;
  • garantire un buon sistema di navigazione tra le pagine, linkandole tra di loro;
  • utilizzare un codice ben scritto;
  • aggiungere una descrizione e il “tag alt” alle immagini;
  • evitare il keyword stuffing, cioè l’eccessiva ripetizione delle parole chiave;
  • inserire la mappa del sito;
  • redigere contenuti originali, utili e di facile lettura, ricordandosi di scrivere per gli utenti e non per i search engine.

La principale tecnica off-site consiste nel fare in modo che siti autorevoli e con un buon posizionamento linkino il nostro sito (link building), ma vi sono anche altre tecniche, come l’Article Marketing, il Guest Posting e il Social Media Marketing.

In cosa consiste la Search Engine Advertsing

cost leadMentre la SEO è un’attività di Inbound Marketing, dove cioè sono gli utenti a cercare le aziende, la SEA fa parte dell’Outbound Marketing, la pubblicità vecchia maniera in cui è l’azienda a spingere i consumatori verso i propri prodotti.
Anche chiamata Search Engine Marketing, la SEA è un metodo promozionale che usa annunci pubblicitari a pagamento per apparire in cima alle SERP, ovvero alle pagine dei risultati del motore di ricerca. Lo strumento SEA più utilizzato dalle aziende per essere competitive su Internet è Google Adwords, piattaforma riservata alle inserzioni pubblicitarie che permette ai siti web di collocarsi al di sopra o a destra dei risultati naturali nelle SERP. Tool simili sono disponibili anche per gli altri motori di ricerca, come Bing o Yahoo.
Adwords usa il sistema delle keyword, in base al quale l’azienda, dopo aver individuato i termini di ricerca che meglio identificano la propria attività (es. Search Engine Marketing Torino), fa un’offerta, come in un’asta, puntando su keyword specifiche, ricavate da analisi di mercato, purché non troppo “contese” e costose. Gli annunci vengono pagati secondo il criterio del “Pay per click”: in pratica, l’azienda paga solo quando l’utente del motore di ricerca clicca sul link dell’inserzione, fino a quando il budget sarà esaurito.
Un indice di cui tenere conto è il Click Through Rate (CTR), che esprime il rapporto percentuale tra i click eseguiti e le impressioni. Da solo però non basta a stabilire il successo di una campagna Adwords, in quanto non ci dice se i click provengono da persone realmente interessate all’annuncio.

Conclusione

Per quanto i motori di ricerca siano in continua evoluzione, il Search Engine Marketing rimarrà sempre una costante per le aziende che vogliono rimanere competitive sul web.
Nonostante ci sia ancora chi dubita della SEO, senza di essa molti siti web, seppur perfetti, resterebbero invisibili ai search engine. Ecco perché l’ottimizzazione organica, integrata a campagne Pay per Click, è indispensabile se si vuole essere trovati dai motori di ricerca prima degli altri.

L’evoluzione di internet e i diversi studi hanno portato allo sviluppo di varie piattaforme sociali.

Ma cos’è realmente un social network?

Ebbene, il significato è “rete sociale”. Per rete sociale si intende un gruppo di persone connesse tra di loro sia a livello umano che a livello virtuale. Essa può quindi essere intesa come una rete di persone legate tra loro tramite vincoli familiari, lavorativi, amichevoli e anche come una rete di persone connesse tra loro soltanto virtualmente e senza alcun legame fisico e di conoscenza.

A cosa servono i social e chi li usa?

Nel nostro millennio tutti abbiamo sentito parlare di “piattaforme sociali” e quindi di Facebook, Twitter o Instagram. Lo scopo di ciascuna piattaforma è la conoscenza.
Ogni social è in grado di connettere contemporaneamente persone di tutto il mondo tra cui celebrità o chiunque voglia essere presente. Ci si può quindi trovare a parlare con una persona dell’altra parte del mondo se si vuole. Questo favorisce la conoscenza non solo della persona che abbiamo dall’altra parte dello schermo ma anche della cultura che lo circonda.
Ma può essere usato semplicemente anche come svago dopo una giornata stressante a casa o a lavoro. Vi ci accediamo quasi spontaneamente al social anche solo per vedere le ultime notizie, per passatempo, per rimanere in contatto con una persona cara che magari è distante da noi, per condividere foto o momenti della giornata.

Ma l’utilizzo dei social negli ultimi anni sta diventando ben diverso. Come?

Molte volte questi social vengono usati anche a scopi lavorativi o benefici. E’ risaputo ormai che 8 persone su 10 sono iscritte ad almeno un social e che internet è un mezzo potente in quanto viene usato da tutto il mondo. A tal proposito, quindi, risulta più facile farsi conoscere e far conoscere le proprie intenzioni su un social proprio perché a visualizzare possono essere milioni di persone.

Che bisogno c’è di usare i social?

In questa società moderna, ricca di target,molte persone di tutte le fasce d’età cercano “conforto” semplicemente utilizzando i social.
Spesso capita di non sentirsi apprezzati dalle persone che ci circondano nella realtà o per motivi ideologici o per carenza di autostima. Usare un social vuol dire non essere a contatto diretto con le persone, vuol dire condividere le proprie idee con gli “amici” virtuali che scegliamo noi e che magari possono avere le nostre stesse idee o un evento della loro vita in comune col nostro. Possiamo farci conoscere condividendo idee, foto, pensieri, stati d’animo oppure qualsiasi avvenimento della nostra vita.
Nonostante ci siano persone in cerca di conforto, la maggior parte della popolazione utilizza i social in diverso modo come cercare persone che si sono allontanate nel tempo per una qualsiasi ragione, per “spettegolare” sulla vita di altre persone, per creare gruppi di studio,per commentare una qualsiasi discussione aperta, per acquistare, vendere e addirittura lavorare.

I social per lavorare?

Diverse ricerche condotte su dipendenti di strutture italiane ed europee dimostrano come il passare del tempo su Facebook o su social aziendali, non sia tempo perso. Anzi! Sono gli stessi lavoratori a ritenersi soddisfatti del proprio posto di lavoro e del lavoro svolto per l’azienda. E’ dimostrato, infatti, come le aziende più “social” abbiano avuto una crescita maggiore a livello di fatturato rispetto ad aziende che dei social non vogliono nemmeno sentirne parlare. Per far si che questo tipo di piano lavorativo funzioni, bisogna capire la fascia d’età con cui si comunica e con cui si vuole interagire. Ecco perché ci sono continui studi che indicano la percentuale di persone che usa un determinato social.

Quali sono i social più utilizzati??

social mediaSicuramente al primo posto troviamo il social per eccellenza: Facebook che conta 1,2 miliardi di utenti e che comprende una fascia d’età che va fino ai 35 anni. A seguire troviamo Linkedin usato dai 35 ai 45 anni, Twitter e Google+.
Tali statistiche vengono utilizzate e studiate con attenzione per i vari piani di marketing sociale.

Perché utilizzare i social per lavorare?

Tutte le grandi e medie imprese oggigiorno hanno un sito web navigabile anche dal cellulare ma essere presenti su un social è tutta un’altra cosa. Perché?
Perché avere un profilo social non implica l’utilizzo di linguaggio formale ma si può parlare con gli eventuali clienti in modo più coinvolgente e diretto. Si può parlare in tempo reale ed inoltre si può coinvolgere il cliente organizzando iniziative dedicate a loro e quindi far apprezzare il brand.

Come non utilizzare i social.

Purtroppo non sempre è bene esporre i propri dati personali sui social.Siamo tutti “abituati” a condividere pensieri, aforismi, foto ma ci sono informazioni che sarebbe meglio non condividere perché se finite nelle mani di persone sbagliate potrebbero non cancellarsi mai dalla rete.
Ad esempio sta diventando uso comune tra i giovanissimi esporre, dopo l’esame, la loro patente! Ciò non dovrebbe essere mai fatto in quanto su ciascuna patente ci sono informazioni personali che permetterebbero la clonazione della patente stessa. Un’altra cosa che si dovrebbe evitare di fare è mettere costantemente foto di bambini che siano figli, nipoti o amici in quanto potrebbero essere utilizzate da persone non autorizzate. Mai mettere il proprio indirizzo di casa e pubblicare foto o posizioni diverse.

Come si dice: “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”.

Purtroppo, ma a volte anche per fortuna, siamo tutti presi a mantenere una vita socialmente attiva. Talvolta, però, basterebbe dedicarsi un po più alle cose veramente utili anziché restare con un cellulare in mano e un’applicazione sempre aperta. Così facendo si rischia di perdere i veri valori che ci sono stati insegnati o di diventare troppo superficiali appartenendo a categorie di persone che sono ben lontane da quello che siamo realmente. Usare i social va bene se viene fatto nel giusto modo.

Viviamo in una società in cui il web è lo strumento primario per vendere. Le aziende che non riescono ad apprendere l’utilizzo dei principali canali comunicativi digitali, e che non corrono ai ripari dotandosi di un sito web, vengono ben presto surclassate dai competitor meglio attrezzati. Ma creare un portale aziendale non può e non deve bastare per catturare l’attenzione del proprio target, e per aumentare il brand engagement dei propri utenti: da questo punto di vista, la realizzazione di un blog aziendale è un ottimo sistema per staccarsi da una logica pubblicitaria, pur rimanendo entro i confini del marketing e della promozione del proprio marchio. Vediamo, dunque, perché è utile realizzare un blog aziendale e quali sono i vantaggi per il brand.

Il blog aziendale: uno strumento per lo storytelling

Lo storytelling è l’arte di raccontare una storia, ma spesso non può essere utilizzato per realizzare contenuti prettamente pubblicitari. Questo non accade con il blog aziendale: parliamo di una sezione del sito web che vive di vita propria, e che non è necessariamente legata alla promozione del marchio o alla vendita dei prodotti. Al contrario, il blog aziendale è come un universo alternativo, che si muove in parallelo con la vendita di prodotti o servizi, ma che non mette in piazza contenuti smaccatamente promozionali. All’interno del blog, l’azienda può raccontarsi attraverso una serie di contenuti emozionali, che spieghino al potenziale cliente la storia del marchio e le sue caratteristiche peculiari. Si tratta, in altre parole, di raccontare per fidelizzare, e per abbattere le distanze fra utente e azienda.

Il blog aziendale fornisce un contenuto informativo

blog aziendale interno

Il blog aziendale non è semplicemente uno specchio che riflette il messaggio del brand, ma un vero e proprio contenitore di articoli che risultino informativi ed utili per l’utente. Informare per vendere: questa è una delle sue caratteristiche migliori. Da questo punto di vista, la redazione del blog aziendale dovrebbe sempre scrivere dei contenuti realmente utili per l’utente, come potrebbero essere ad esempio i tutorial. Lo scopo di questo potente strumento comunicativo, infatti, è soddisfare le esigenze del pubblico, prima ancora che sia il pubblico stesso a chiederlo. In questo modo l’azienda si dimostrerà sempre un passo avanti, dunque particolarmente attenta alle esigenze del suo target.

Il blog aziendale aiuta il posizionamento su Google

Quando si parla di SEO e di strategie di web marketing, ecco che il blog aziendale occupa un ruolo di primo piano. La questione è legata agli algoritmi di posizionamento dei motori di ricerca come Google, che privilegiano siti web aggiornati spesso e con un alto tasso di visite. Di conseguenza, avere un blog aziendale è un ottimo sistema per rifornire continuamente il sito di contenuti nuovi, informativi, emozionali e attuali. Che possano, in altre parole, attirare i click e dunque aumentare l’autorità del portale web su Google. Il blog aziendale, inoltre, è anche uno strepitoso canale per utilizzare le keyword più adatte a rappresentare l’attività: un ulteriore mezzo per ottenere visibilità sui motori di ricerca, e per intercettare il target più idoneo al business.

Il blog aziendale potenzia il comparto social

Pubblicare articoli con regolarità all’interno del proprio blog aziendale, significa anche coinvolgere direttamente le pagine ed i profili che l’azienda ha deciso di aprire sui social network come Facebook e Twitter. Si tratta, dunque, di un modo per animare tali pagine e per mantenere alta l’attenzione dei follower e dei fan. Inoltre, pubblicare contenuti informativi o emozionali sui social media significa anche aumentare le probabilità di una eventuale condivisione da parte degli utenti. E le condivisioni sono uno degli strumenti di marketing più efficaci, in quanto non costano nulla, permettono di raggiungere una fetta di pubblico che ancora non conosce l’azienda, e creano alle volte un passaparola virale dal valore economico incalcolabile. Infine, generare molti click dai social network aiuta molto anche il posizionamento su Google.

Il blog aziendale per interagire con gli utenti

blogSpesso il problema principale che si crea fra pubblico e azienda, è l’impossibilità di comunicare. Le normali pagine del sito aziendale, infatti, devono comunque mantenere una certa etichetta ed un certo distacco da chi legge: un limite che non riguarda certamente il blog aziendale. Con questo strumento comunicativo, infatti, non solo ci si può rivolgere direttamente al lettore utilizzando un tono più informale, ma lo si può addirittura invitare all’interazione, magari chiedendogli di lasciare un commento raccontando la sua esperienza. Porgli direttamente una domanda significa sfruttare la medesima logica dei pulsanti call to action delle landing page, solo offrendo in cambio un contenuto informativo, utile e dunque molto più accomodante.

Il blog aziendale dà un volto ed una voce all’azienda

Un altro problema che riguarda la comunicazione fra azienda e consumatore, è l’impossibilità di stabilire un rapporto one-to-one. L’azienda finisce dunque per apparire come un’entità lontana anni luce, fredda e robotica, di cui spesso l’utente non si fida. Il blog aziendale serve proprio per spezzare questa linea di confine, dando un volto ed una voce all’azienda. Firmando gli articoli con il nome di chi li ha scritti, e dotando gli account di una foto e di una breve bio, l’azienda può parlare direttamente con chi la segue, instaurando un rapporto che passi dal confronto di idee e di punti di vista. Con il tempo, i lettori prenderanno confidenza con i diversi autori e saranno motivati all’interazione, aumentando sempre di più le visite al blog aziendale e, di conseguenza, l’appeal del brand che gli autori rappresentano.

Il blog aziendale può ospitare il parere degli influencer

Il blog aziendale può anche decidere di ospitare il parere di influencer di settore, magari pubblicando un’intervista ad un esperto su un certo tema, oppure pubblicando il guest post di un blogger di successo. In questo modo l’azienda dimostra alla propria utenza di essere lei stessa una fonte particolarmente attendibile, in quanto scelta dalle personalità più importanti per veicolare i propri pareri. Inoltre, ospitare un articolo scritto e firmato da un esperto consentirà all’azienda di sfruttare il reposting e le condivisioni dello stesso influencer, che ne approfitterà a sua volta per ottenere traffico e visibilità, fornendo ovviamente i riferimenti al blog che ha ospitato il suo intervento. I lettori apprezzeranno molto e il brand engagement favorirà anche le conversioni in acquisto.

La Grande Crisi a cui stiamo assistendo ha profondamente influenzato l’attività lavorativa di milioni di persone in tutto il mondo, ed i riflessi nelle vendite e nel fatturato delle aziende si sono fatti sentire con forza all’interno dei dati di bilancio. Anche in Italia la crisi sta lasciando il proprio segno, con migliaia di piccole e medie imprese in difficoltà o vicino alla chiusura.
Per emergere da questa situazione di mercato è necessario sciogliere il “bandolo della matassa”, scoprendo quel che può essere trasformato in opportunità nell’attuale stagnazione del mercato. Sicuramente alle imprese vengono chieste nuove energie e nuove idee, fattori che del resto hanno contraddistinto la creatività italiana nei tempi passati.

Partiamo da una prima constatazione: una riduzione del fatturato per la maggior parte dei settori è fisiologica perché le famiglie vedono un crollo della propria capacità di spesa, ed anche quando questo non avviene preferiscono risparmiare denaro. Questo risulta come un dato generalizzato, se non per alcuni settori di nicchia o tradizionalmente anticiclici (come ad esempio l’alimentare o il farmaceutico).

piccola media impresa

Per tutti gli altri, persiste nella mente dell’imprenditore e dei responsabili aziendali la domanda più semplice: dove sono finiti i miei clienti? La risposta è spesso composta da due semplici parole. Su internet!

Ma non è tutto. Spesso è necessario trovare nuovi clienti o sbocchi di mercato non solo perché molti dei precedenti sono stati persi per strada, ma anche perché quelli rimasti faticano a mantenere ben oleato il ciclo dei pagamenti. L’Italia è in particolare tra i mercati più difficili per questo particolare ambito, perché alla stretta del credito si aggiungono spesso incassi dei pagamenti dilatati oltre i 120 giorni.

Esistono però delle occasioni che se ben sfruttate possono permettere di ribaltare la situazione, o perlomeno contenere i danni. Si tratta del mercato di internet e del marketing digitale, su cui molte aziende fanno ancora fatica ad affacciarsi. Proprio per questo motivo si tratta di un’opportunità dove può essere costruito un certo vantaggio competitivo.

Con la nuova realtà di mercato che si è venuta a creare, la maggior parte delle aziende in difficoltà si trova a non poter più sostenere i budget di marketing sfruttabili in precedenza. Così si taglia su fiere aziendali, si riduce il telemarketing ed i materiali di marketing tradizionali, nella speranza che la situazione si risollevi velocemente. Purtroppo, questa strategia va tutto a vantaggio di quelle poche aziende che sono abbastanza capitalizzate per affrontare indenni la crisi. Spesso la conseguenza principale è che chi si trova in posizione di forza sfrutta l’occasione per avvantaggiarsi ulteriormente facendo letteralmente sparire dal mercato le realtà più piccole, che non riescono a proseguire nell’attività non certo per mancanza di competenze o know how ma perché non dispongono delle risorse finanziarie e delle produzioni di scala necessarie.

La soluzione esiste ed è quella di abbracciare le nuove tecnologie per cercare un approccio più efficiente e funzionale con i propri clienti. Internet è già oggi un mercato mondiale estremamente ampio ed eterogeneo, raggiungibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per tutto l’anno. Ma è un altro il fattore realmente determinante per quel che concerne il “fattore internet”; si tratta di un mezzo dall’accesso estremamente semplice, facile e democratico se solo si sa come fare. Sul web, la grande multinazionale e la piccola impresa possono essere sullo stesso piano comunicativo. E’ infatti possibile operare con budget estremamente ridotti e limitati, facendo leva sulle potenzialità virali del passaparola digitale. Se è vero infatti che le prime sono delle organizzazioni piuttosto rigide nella propria attività comunicativa, le imprese più piccole possono sfruttare la loro flessibilità per creare progetti di comunicazione dinamici ed efficaci.

crisi marketing

Il primo passo è quindi quello della formazione. Apprendere cos’è il marketing e la comunicazione digitale e quali sono i suoi strumenti operativi è fondamentale (insieme alla conoscenza basica delle lingue) per trasformare l’attuale crisi dei mercati in un’importante opportunità di cambiamento e rinnovamento aziendale, proiettando la propria attività nell’economia del futuro. Si tratta di un treno che non deve essere perso, perché difficilmente passerà nuovamente dalla stazione. Lo voglio ripetere sino alla noia: chi non coglierà questo importante fattore di cambiamento difficilmente riuscirà a riguadagnare nuovamente terreno in futuro. Molte persone utilizzano la scusa degli elevati costi di formazione per rimanere fermi sempre allo stesso punto, ma è proprio grazie al web che la comprensione di questi nuovi meccanismi si aperta facilmente ad ogni fascia di età ed istruzione. Apprendere che cos’è il marketing digitale e scoprire come utilizzarlo a proprio vantaggio costa oggi molto meno di quanto si pensa.

Fonte: Stefano Calicchio

Il guerrila marketing è una pubblicità che esce dagli schemi tradizionali, per penetrare in modo diretto nella città e incontrare la gente in modo provocatorio e spiazzante.
La guerrilla raggiunge il consumatore nei momenti e nei luoghi in cui non è attiva la sua “advertising consciousness” (come accade invece davanti alla TV o ascoltando la radio), quando cioè le sue difese nei confronti dei messaggi pubblicitari sono abbassate. Incuriosire, intrigare e coinvolgere sono gli effetti che la guerrilla produce sulle sue “vittime”. Infatti la guerrilla si può trovare nelle strade, sui muri, sulle panchine, sui fondi di bicchieri, in finte conversazioni, sui soldi, sulla frutta, sulla carta igienica, perfino sul corpo umano.
La guerrilla è fatta per colpire il singolo, generando spiazzamento nello spettatore, causando poi un effetto di passaparola che a sua volta causa una diffusione in maniera “virale” del messaggio nella popolazione.
Il guerrilla marketing si fa con armi non convenzionali, spesso con bassi costi, senza farsi riconoscere (almeno inizialmente) e con attacchi mordi e fuggi. L’obiettivo: il potenziale cliente.

Alcuni punti del guerrilla marketing

auto guerrilla marketing1. Guerriglia Marketing è un insieme di tecniche di comunicazione non convenzionale che consente di ottenere il massimo della visibilità con il minimo degli investimenti
2. Concorre allo sviluppo delle strategie di mercato attraverso la messa in scena di pseudo-eventi concepiti in integrazione all’immagine dell’azienda
3. Sfrutta il bisogno di novità dei mezzi comunicazione e la permeabilità dei suoi meccanismi per promuovere idee, marchi o prodotti
4. Programma e inocula nel sistema dei “virus” comunicativi in grado di autoreplicarsi nelle menti dei consumatori
5. Guerriglia Marketing è un processo di dissipazione della fiducia che il consumatore ancora ripone nell’economia nel suo complesso a vantaggio del successo di una singola impresa.

Come organizzare al meglio una campagna di guerrilla marketing?

dhl guerrilla marketingProdotti e servizi. La prima naturale domanda da porsi è se il prodotto o servizio che si vuole lanciare si presta a una campagna di guerrilla marketing. Difficilmente una campagna istituzionale può essere veicolata con tecniche mordi e fuggi, anche se non è del tutto da escludere.
Idea originale. Infatti, più che il prodotto o servizio, a contare è l’idea da trasmettere. Questa deve essere originale, capace di suo di attirare la curiosità. L’impostazione iniziale che deve avere è quella di una piccola rivoluzione nel proprio settore. L’obiettivo finale è far parlare di sè, quindi più si è originali più si riuscirà nel proprio intento. E per questo non servono budget smisurati, ma al contrario sono utili pochi investimenti.

Creazione del teaser. Nella parte operativa della campagna mordi e fuggi, tutto ruota attorno alla creazione del teaser, che dà concretezza all’idea originale. Non è l’unica tecnica pubblicitaria utilizzabile, ma sicuramente è quella più efficace in una campagna di guerrilla marketing. To tease significa “stuzzicare”, e lo scopo del teaser è esattamente quello: immagine, filmato o slogan, deve essere allusivo ed evocativo, deve semplicemente saper colpire l’utente.

L’effetto virale. Se l’idea è originale e il teaser efficace, ciò che si ottiene è un effetto virale. Il caso passa di bocca in bocca e si propaga di utente in utente.

La raccolta del successo. Una volta ottenuto il proprio scopo di diffusione virale, si può giocare a carte scoperte. Se la campagna ha avuto successo, il tutto si svolge in pochi giorni o settimane, anche perché un teaser non può reggere più a lungo. A questo punto, il teaser va svelato, con un’opportuna fase due della propria campagna, in cui si spiega il significato del primo lancio.
Se infine il successo è stato ampio, questo può generare una seconda campagna di comunicazione, di tipo tradizionale.