Bisogna fare chiarezza e iniziare a capire cos’è un guest post. Analizzando il tutto, si intuisce che si tratta di un post che viene pubblicato su un sito o blog che lo ospita (guest blog). Si tratta, quindi, di un contenuto che verrà pubblicato su un sito terzo. Ma quali sono le caratteristiche di un perfetto guest post? Lo vediamo nel dettaglio.

Caratteristiche fondamentali di un guest post

Quando si parla di guest post, come detto, si intende un contenuto che viene pubblicato per nostro conto ma su un sito terzo. Non sempre è redatto da noi ma, in ogni caso, ci sono delle regole che vanno sempre seguite, soprattutto per quel che concerne la redazione del contenuto stesso.

Questo, infatti, deve essere quanto più possibile efficace e, pertanto, ci sono degli aspetti che non possono in alcun modo essere tralasciati. Innanzitutto, il testo deve contenere sempre un anchor text che deve essere utile al nostro sito, che in questo caso è quello che viene linkato. Inoltre, sia il nostro sito che il nostro contenuto devono avere un fil rouge con quello che è il blog che andrà ad ospitare il tutto, altrimenti si rischia di perdere in termini di credibilità. Infine, si deve sempre fare attenzione e scegliere un sito di qualità sul quale inserire il contenuto. Naturalmente, anche quest’ultimo deve essere di qualità, soprattutto alla luce del fatto che negli ultimi anni i contenuti non troppo approfonditi o curati vengono messi in secondo piano dai motori di ricerca, che preferiscono sempre più testi che sono effettivamente utili al lettore.

Abbiamo parlato di anchor text: di cosa si tratta? Anche in questo caso è utile approfondire e specificare. Si tratta di un elemento di fondamentale importanza, dato che senza un anchor text un guest post è quasi del tutto inutile. Stiamo parlando di quella parola che viene linkata al nostro sito e che compare nel testo come un rimando. A questo punto, quindi, entra in gioco la SEO. In che modo e a che proposito?

Sebbene possa sembrare solo una parola, l’anchor text è il fulcro di una campagna di link building più o meno riuscita. In merito a quelle che dovrebbero essere le caratteristiche di questa parola si dibatte molto e ci sono diverse scuole di pensiero. Cosa significa?

Che c’è chi preferisce una chiave secca che è quella con la quale si vuole posizionare il contenuto e c’è, invece, chi preferisce la chiave di brand, che riprende il nome del sito. Inoltre, c’è anche la possibilità di inserire una chiave correlata alla secca. Non c’è una scelta migliore delle altre: tutto dipende dal proprio intento e da quelle che sono le proprie esigenze. Ogni caso è da studiare da vicino per scegliere l’anchor text migliore.

Come fare un’ottima campagna di link building?

A questo punto, ci si deve domandare quale sia il compito di un bravo SEO nell’ambito di una campagna di link building. Questo deve scegliere e selezionare i siti con trust maggiore e argomento affine, così da andare a fare un’ottima operazione di guest posting. In poche parole, pubblicando il nostro contenuto su un sito che raccoglie la fiducia del pubblico, anche il nostro brand ne gioverà molto.

Dopo aver operato la scelta, si deve naturalmente iniziare a scegliere quelle che sono le parole chiave da sfruttare e da linkare. Il tutto deve essere fatto molto bene, perché deve apparire il più naturale possibile.

Attenzione, però: non solo link, ma anche citazioni. Sebbene queste possano sembrare superflue e poco utili, in realtà hanno un valore SEO che non è irrilevante di certo!

Articolo a cura di Max Del Rosso, Link Builder Specialist www.ilmioposizionamento.it

Il web marketing, oggi, è in assoluto una delle strategie più efficaci per dare valore e visibilità ad un’attività commerciale. Quella che viene comunemente chiamata SEO (Search Engine Optimization), altro non è che l’insieme di queste strategie che hanno come scopo posizionare un sito web in cima ai risultati organici di motori di ricerca come Google. Eppure, come spesso accade, non sempre chi si occupa di marketing e di SEO sceglie di rispettare le regole, infrangendo alcune norme basilari dei search engine. Chi invece decide di fare le cose per bene, seguendo le linee guida di Google, riesce a posizionare un portale sulla SERP di Big G sfruttando in modo positivo i suoi algoritmi: ed è proprio in questo caso che si parla di White Hat SEO.

Cos’è la SEO White Hat?

white hatIl termine White Hat è stato preso in prestito da un noto modo di dire del web, che identifica due frange di hacker: quelli che svolgono questa professione per truffare le persone e rubare dati sensibili da rivendere al miglior offerente, e quelli che invece forzano i server per evidenziare le falle e per notificarle ai proprietari. I secondi vengono appunto detti White Hat (cappello bianco), e si contrappongono naturalmente ai Black Hat (cappello nero). Per la SEO funziona nello stesso identico modo: ci sono i marketer che sfruttano le falle degli algoritmi di Google per avere un ritorno economico, e quelli che invece utilizzano gli algoritmi senza infrangere alcuna regola, e solo per favorire il posizionamento di siti web congrui alle ricerche degli utenti.

A cosa serve la White Hat SEO?

La SEO White Hat non ha uno scopo misterioso o difficile da comprendere: il suo obiettivo, infatti, è il medesimo di chiunque si occupi di web marketing. Ovvero cercare di studiare gli algoritmi di Google, soddisfare nel migliore dei modi i robots del motore di ricerca e raggiungere le prime posizioni all’interno della SERP, per ottenere visibilità e dunque maggiori possibilità di guadagno. Il tutto senza forzare tali algoritmi, o sfruttarli per andare contro alle regole di Google, fissate ovviamente per garantire agli utenti il massimo della qualità del servizio. In questo modo, chi fa White Hat SEO ha un ritorno economico e, al tempo stesso, favorisce la crescita di Google, proprio perché soddisfa i bisogni dei navigatori. Proprio come farebbe un hacker etico.

Quali sono le tecniche di White Hat SEO?

Innanzitutto è bene specificare una cosa: le tecniche White Hat SEO sono praticamente identiche a quelle di Black Hat SEO. Ciò che fa la differenza, dunque, è la misura di utilizzo di queste tecniche: non è infatti lo strumento ad essere buono o cattivo, ma l’uso che se ne fa. Ed ecco che il posizionamento delle keyword all’interno delle pagine e degli articoli è una pratica White Hat, a patto che venga fatta in modo coerente e senza cadere nella pratica Black Hat del Keyword Stuffing, ovvero ripetendole in continuazione e senza un filo logico. Ma le keyword non sono certo le uniche: anche il Link Building può essere considerato una tecnica di White Hat SEO, a meno di non utilizzare la potenza dei link esterni per fare semplicemente spam e per ingannare i motori di ricerca, durante l’assegnazione del valore di Domain Authority.

Le caratteristiche della SEO White Hat

poliziotto googleEntrando maggiormente nel dettaglio, la White Hat SEO si differenza dalla Black Hat SEO per via della sua etica. In questo senso, lo scopo dei web marketers è quello di prendere in carico un lavoro e svolgerlo al meglio, premiando sia le richieste delle aziende che quelle degli utenti. In altre parole, la White Hat SEO è un tramite che permette a questi due attori di trovarsi velocemente e con facilità, attraverso gli strumenti messi a disposizione da Google. White Hat, dunque, significa innanzitutto qualità e solo dopo quantità, ma senza mai rinunciare alla prima.

Cos’è la White Hat SEO? Alcuni esempi

Un primo esempio di White Hat SEO può essere fatto prendendo spunto dalla scrittura di un articolo: se un contenuto viene redatto pensando alla soddisfazione dell’utente e alla sua informazione, allora è White SEO. Se invece viene scritto solo per i motori di ricerca, cercando esclusivamente le prime posizioni su Google, allora sarà con tutta probabilità privo di reale interesse, dunque da cappello nero. In entrambi i casi, le keyword diventano uno strumento che può essere utilizzato per generare un valore duraturo per l’azienda, oppure per ottenere un effimero risultato in termini di posizionamento, senza soddisfare un target ma solo colpendolo inaspettatamente.

Come fare White Hat SEO?

Fare SEO significa fare White Hat SEO: chi non rispetta le regole non solo viola i termini di Google, ma causa un danno enorme al cliente che ha commissionato un lavoro. Operare secondo le regole, dunque, equivale a fare una SEO da cappello bianco, e anche ad ottenere un lavoro svolto da professionisti, senza ricorrere a pericolosissime scorciatoie: la Black Hat SEO, infatti, provoca come reazione da parte di Google una serie di pesanti penalizzazioni (come Penguin e Panda), che spingeranno in pochissimo tempo quel sito in fondo alle classifiche della SERP. La Black Hat SEO, dunque, non solo è pericolosa ma anche inutile.

White Hat SEO: sinonimo di qualità

Chiudiamo con una necessaria precisazione: la White Hat SEO non deve solo muoversi rispettando le regole di Google, ma deve anche possedere alcune caratteristiche intrinseche che ne denotino la grande qualità. In questo senso, scrivere in italiano corretto ed evitare refusi o strafalcioni grammaticali significa fare White Hat SEO, così come evitare di copiare articoli già presenti sul web. E anche nel caso dei branded content, lo scopo primario deve sempre rimanere quello dell’informazione dell’utente: creare un articolo privo di senso o banale solo per piazzare in mezzo un link pubblicitario, è tutto fuorché White Hat SEO. Rimanendo dunque nel seminato delle regole di Google, e favorendo l’aspetto qualitativo, si verrà sempre premiati dai motori di ricerca.

Il marketing oggi ha luogo in gran parte sul web e i motori di ricerca sono ormai il punto di riferimento per ogni utente che debba prendere una decisione in merito ad un acquisto.
I search engine sono per loro natura competitivi: i primi cinque risultati restituiti da ogni ricerca si accaparrano quasi il 70% di tutto il traffico, quindi i siti web saranno sempre in competizione tra loro per conquistare visibilità e generare traffico mirato.
Le aziende devono perciò integrare le loro strategie di web marketing con opportune tecniche di Search Engine Marketing se non vogliono essere tagliate fuori da un mercato sempre più competitivo e affollato.

Che cos’è il Search Engine Marketing

Il Search Engine Marketing, abbreviato in SEM, è il complesso delle attività di web marketing finalizzate a portare traffico mirato verso un sito web, aumentandone la visibilità sui motori di ricerca (Google, Yahoo, ecc.).
Negli ultimi anni, i motori di ricerca hanno assunto il ruolo di mediatori tra aziende e utenti e hanno sostituito, o comunque integrato, i mezzi tradizionalmente usati per la ricerca delle informazioni preliminari all’acquisto di un prodotto o servizio, come giornali, tv, passaparola e riviste specializzate. Secondo Forrester, ad usare i search engine per questo scopo sarebbe l’88% degli utenti della rete. Quello che spinge i consumatori a cercare indicazioni riguardanti un acquisto sui motori di ricerca è la possibilità di effettuare una comparazione dei prezzi e di ottenere informazioni aggiornate.
Queste statistiche dimostrano quanto i motori di ricerca siano ormai divenuti importanti per le aziende, le quali non possono più esimersi dall’integrare la propria strategia di web marketing con tecniche promozionali sui search engine.

Differenza tra SEO e SEA

search engine optimization tecnicheIl Search Engine Marketing è il processo di acquisizione di traffico e visibilità sui motori di ricerca attraverso sia attività gratuite che a pagamento.
La SEM si suddivide infatti in due componenti: la SEO (Search Engine Optimization) e la SEA (Search Engine Advertising). La prima è gratuita e indica un insieme di pratiche messe in atto per aumentare la visibilità naturale, o “organica” di un sito sui motori di ricerca, migliorandone il posizionamento sulle pagine risultanti da una ricerca per parole chiave rilevanti. La seconda indica invece la pubblicità a pagamento sui motori di ricerca.
Oggi il termine “Search Engine Marketing” viene sempre più utilizzato per descrivere le sole attività a pagamento, mentre l’espressione generica che ingloba sia la SEO che la SEA è “Search Engine”.

Principali pratiche SEO

ottimizzazione motore ricercaL’ottimizzazione organica tiene conto degli algoritmi di ranking, procedimenti di calcolo che i motori di ricerca custodiscono gelosamente, mirati a classificare le pagine web in base a criteri suscettibili di continui perfezionamenti per impedire che vengano messe in atto azioni scorrette.
L’obiettivo della SEO è di fare in modo che un sito web sia più visibile e facilmente indicizzato dai motori di ricerca.
Le tecniche SEO si distinguono in attività on-site, che riguardano principalmente il miglioramento dell’architettura del sito, e attività off-site, rappresentate essenzialmente dalla link building.
Per mettere in pratica le tecniche on-site occorre:

  • scegliere con cura le parole chiave, verificandole con strumenti adeguati;
  • inserire un titolo efficace e una descrizione chiara e concisa;
  • attribuire una parola chiave specifica ad ogni articolo e inserirla anche nel titolo e nella description, accertandosi che compaia anche nel link della pagina;
  • agevolare il lavoro dei crawler, ossia dei software deputati a scandagliare in modo automatizzato le pagine del sito;
  • garantire un buon sistema di navigazione tra le pagine, linkandole tra di loro;
  • utilizzare un codice ben scritto;
  • aggiungere una descrizione e il “tag alt” alle immagini;
  • evitare il keyword stuffing, cioè l’eccessiva ripetizione delle parole chiave;
  • inserire la mappa del sito;
  • redigere contenuti originali, utili e di facile lettura, ricordandosi di scrivere per gli utenti e non per i search engine.

La principale tecnica off-site consiste nel fare in modo che siti autorevoli e con un buon posizionamento linkino il nostro sito (link building), ma vi sono anche altre tecniche, come l’Article Marketing, il Guest Posting e il Social Media Marketing.

In cosa consiste la Search Engine Advertsing

cost leadMentre la SEO è un’attività di Inbound Marketing, dove cioè sono gli utenti a cercare le aziende, la SEA fa parte dell’Outbound Marketing, la pubblicità vecchia maniera in cui è l’azienda a spingere i consumatori verso i propri prodotti.
Anche chiamata Search Engine Marketing, la SEA è un metodo promozionale che usa annunci pubblicitari a pagamento per apparire in cima alle SERP, ovvero alle pagine dei risultati del motore di ricerca. Lo strumento SEA più utilizzato dalle aziende per essere competitive su Internet è Google Adwords, piattaforma riservata alle inserzioni pubblicitarie che permette ai siti web di collocarsi al di sopra o a destra dei risultati naturali nelle SERP. Tool simili sono disponibili anche per gli altri motori di ricerca, come Bing o Yahoo.
Adwords usa il sistema delle keyword, in base al quale l’azienda, dopo aver individuato i termini di ricerca che meglio identificano la propria attività (es. Search Engine Marketing Torino), fa un’offerta, come in un’asta, puntando su keyword specifiche, ricavate da analisi di mercato, purché non troppo “contese” e costose. Gli annunci vengono pagati secondo il criterio del “Pay per click”: in pratica, l’azienda paga solo quando l’utente del motore di ricerca clicca sul link dell’inserzione, fino a quando il budget sarà esaurito.
Un indice di cui tenere conto è il Click Through Rate (CTR), che esprime il rapporto percentuale tra i click eseguiti e le impressioni. Da solo però non basta a stabilire il successo di una campagna Adwords, in quanto non ci dice se i click provengono da persone realmente interessate all’annuncio.

Conclusione

Per quanto i motori di ricerca siano in continua evoluzione, il Search Engine Marketing rimarrà sempre una costante per le aziende che vogliono rimanere competitive sul web.
Nonostante ci sia ancora chi dubita della SEO, senza di essa molti siti web, seppur perfetti, resterebbero invisibili ai search engine. Ecco perché l’ottimizzazione organica, integrata a campagne Pay per Click, è indispensabile se si vuole essere trovati dai motori di ricerca prima degli altri.

Il sito web è diventato, nel corso degli anni, uno strumento di comunicazione importante per aziende di ogni tipo. Infatti, ormai i siti web Torino sono diventato il biglietto da visita di un’azienda, il primo approccio fra l’azienda stessa e il cliente, il modo di presentarsi al mondo. Per questo motivo, il sito web si è evoluto nel corso del tempo passando da mera vetrina dei prodotti e/o dei servizi della ditta a portale interattivo in grado di favorire una reale connessione fra l’impresa e il suo potenziale target di consumatori o chi già lo è diventato. Infatti, la caratteristica principale dei siti web moderni a Torino è quella di rivolgersi ad una duplice platea. Da un lato ci sono coloro i quali hanno già scelto quella determinata marca e vanno sul sito per trovare maggiori informazioni per sfruttare al massimo le potenzialità di ciò che hanno acquistato. Dall’altro lato, però, un sito internet non deve trascurare la platea dei prospect, ossia di tutti i potenziali acquirenti che magari si recano sul sito perché cercano di individuare quelle caratteristiche peculiari che renderebbero appetibile per l’acquisto quel determinato prodotto. Per ognuno di questi target il sito web a Torino deve elaborare linguaggi, strategie di comunicazione, contenuti interessanti per fidelizzarli. Non è sicuramente una sfida facile in quanto oggi il web è particolarmente affollato di offerte, siti e concorrenti ma l’individuazione di una strategia corretta per la creazione di un sito internet interattivo e interessante può costituire quel quid in più per garantire di vincere la sfida competitiva del mercato.

Come deve essere costruiti i siti web a Torino

Un sito web a Torino, realizzato secondo le strategie più corrette, deve essere innanzitutto usabile ma deve anche rispettare le regole del Search Engine Marketing. Nel primo caso vuol dire che il sito deve essere facile da utilizzare e intuibile agli occhi di un visitatore anche meno esperto. La sua struttura deve essere lineare e devono esserci pochi passaggi per arrivare da una sezione all’altra per non rischiare di generare confusione dell’utente. Per quanto riguarda i motori di ricerca, invece, ossia il Search Engine Marketing, occorre strutturare tutto il sito in ottica SEO ovvero favorire il suo ritrovamento da parte dei motori di ricerca, soprattutto in relazione ad alcune parole chiave che all’azienda possono interessare maggiormente e che sono, ovviamente, strettamente legate al tipo di attività svolta e devo essere usate sapientemente all’interno dei testi del sito. Se questi sono i due elementi principali, non va però trascurato l’aspetto dei contenuti. L’obiettivo di ogni sito di Torino, infatti, deve essere quello di creare intorno a se stesso una comunità di utenti che periodicamente si reca sulle sue pagine per cercare informazioni, prodotti e novità: in una sola parola, occorre fidelizzare il cliente. Questo obiettivo lo si ottiene esclusivamente se si producono contenuti sempre nuovi e stimolanti, se si provvede a mantenere un filo diretto con il consumatore offrendogli sempre nuovi spunti di riflessione, assistenza, attenzioni.
Oltre questi elementi principali non vanno trascurati altri che potrebbero sembrare meno importanti ma, in realtà, rivestono un ruolo chiave. Sicuramente la grafica di un sito deve essere curata e deve rispecchiare lo stile dell’azienda, possibilmente riproponendo anche i suoi colori. Non si deve esagerare con la suddivisione in sezioni ma occorre, allo stesso tempo, fornire ogni info utile sui prodotti, i servizi, i recapiti, etc. Anche le foto sono importanti, soprattutto se si tratta di un sito di un’azienda di settori particolari come la moda, il turismo, la bellezza, etc. In ogni caso, l’uso di foto esplicative è vivamente consigliato a tutti.
Ovviamente, in base al settore di appartenenza dell’azienda, il sito avrà determinate caratteristiche piuttosto che altre. Per le aziende di prodotto, però, la vendita della propria merce on line è sempre considerato un plus in quanto permette di allargare la platea di acquirenti e raggiungere persone altrimenti impossibili da fidelizzare.

L’importanza di un layout responsive

siti web responsive

Si è già detto come i siti internet abbiano avuto un’enorme evoluzione dettata anche dallo sviluppo di nuove tecnologie. Così, l’avvento degli smartphone e dei tablet, la possibilità di essere connessi 24 ore su 24, ha sicuramente creato nuove necessità alle quali un sito internet non si può sottrarre. Una di queste è la necessità di creare un sito web che sia ugualmente visibile da ogni tipo di device utilizzato, che sia un pc tradizionale, un tablet oppure uno smartphone. Infatti, non tutti i device hanno la stessa visualizzazione e il rischio è quello di ideare un sito web perfettamente visibile solo da uno dei device a disposizione. Nasce, allora, la tecnica responsive che indica una serie di regole che devono essere seguite per far sì che il proprio sito internet si veda indistintamente dal telefono piuttosto che dal pc fisso o dal laptop. Questa tecnica diviene ancora più importante se si analizza la questione dal punto di vista del SEO. Infatti, secondo dati ufficiali la percentuale di persone che utilizzano il web dal proprio smartphone aumenta di un 5% ogni anno, arrivando a raggiungere la percentuale del 39% per coloro che utilizzano il web e le ricerche online esclusivamente da smartphone. Dati così eclatanti non potevano sfuggire ai potenti signori del web come Google il quale ha deciso di penalizzare nei risultati di ricerca tutti i siti web di Torino che non si attengono ai criteri della costruzione responsive. Se si pensa che per un’azienda non comparire nei risultati di ricerca del motore più usato al mondo equivale quasi a non esserci sul mercato, diviene davvero indispensabile che il proprio sito sia responsive se non si vuole perdere una grandissima fetta di consumatori potenziali.

L’evoluzione di internet e i diversi studi hanno portato allo sviluppo di varie piattaforme sociali.

Ma cos’è realmente un social network?

Ebbene, il significato è “rete sociale”. Per rete sociale si intende un gruppo di persone connesse tra di loro sia a livello umano che a livello virtuale. Essa può quindi essere intesa come una rete di persone legate tra loro tramite vincoli familiari, lavorativi, amichevoli e anche come una rete di persone connesse tra loro soltanto virtualmente e senza alcun legame fisico e di conoscenza.

A cosa servono i social e chi li usa?

Nel nostro millennio tutti abbiamo sentito parlare di “piattaforme sociali” e quindi di Facebook, Twitter o Instagram. Lo scopo di ciascuna piattaforma è la conoscenza.
Ogni social è in grado di connettere contemporaneamente persone di tutto il mondo tra cui celebrità o chiunque voglia essere presente. Ci si può quindi trovare a parlare con una persona dell’altra parte del mondo se si vuole. Questo favorisce la conoscenza non solo della persona che abbiamo dall’altra parte dello schermo ma anche della cultura che lo circonda.
Ma può essere usato semplicemente anche come svago dopo una giornata stressante a casa o a lavoro. Vi ci accediamo quasi spontaneamente al social anche solo per vedere le ultime notizie, per passatempo, per rimanere in contatto con una persona cara che magari è distante da noi, per condividere foto o momenti della giornata.

Ma l’utilizzo dei social negli ultimi anni sta diventando ben diverso. Come?

Molte volte questi social vengono usati anche a scopi lavorativi o benefici. E’ risaputo ormai che 8 persone su 10 sono iscritte ad almeno un social e che internet è un mezzo potente in quanto viene usato da tutto il mondo. A tal proposito, quindi, risulta più facile farsi conoscere e far conoscere le proprie intenzioni su un social proprio perché a visualizzare possono essere milioni di persone.

Che bisogno c’è di usare i social?

In questa società moderna, ricca di target,molte persone di tutte le fasce d’età cercano “conforto” semplicemente utilizzando i social.
Spesso capita di non sentirsi apprezzati dalle persone che ci circondano nella realtà o per motivi ideologici o per carenza di autostima. Usare un social vuol dire non essere a contatto diretto con le persone, vuol dire condividere le proprie idee con gli “amici” virtuali che scegliamo noi e che magari possono avere le nostre stesse idee o un evento della loro vita in comune col nostro. Possiamo farci conoscere condividendo idee, foto, pensieri, stati d’animo oppure qualsiasi avvenimento della nostra vita.
Nonostante ci siano persone in cerca di conforto, la maggior parte della popolazione utilizza i social in diverso modo come cercare persone che si sono allontanate nel tempo per una qualsiasi ragione, per “spettegolare” sulla vita di altre persone, per creare gruppi di studio,per commentare una qualsiasi discussione aperta, per acquistare, vendere e addirittura lavorare.

I social per lavorare?

Diverse ricerche condotte su dipendenti di strutture italiane ed europee dimostrano come il passare del tempo su Facebook o su social aziendali, non sia tempo perso. Anzi! Sono gli stessi lavoratori a ritenersi soddisfatti del proprio posto di lavoro e del lavoro svolto per l’azienda. E’ dimostrato, infatti, come le aziende più “social” abbiano avuto una crescita maggiore a livello di fatturato rispetto ad aziende che dei social non vogliono nemmeno sentirne parlare. Per far si che questo tipo di piano lavorativo funzioni, bisogna capire la fascia d’età con cui si comunica e con cui si vuole interagire. Ecco perché ci sono continui studi che indicano la percentuale di persone che usa un determinato social.

Quali sono i social più utilizzati??

social mediaSicuramente al primo posto troviamo il social per eccellenza: Facebook che conta 1,2 miliardi di utenti e che comprende una fascia d’età che va fino ai 35 anni. A seguire troviamo Linkedin usato dai 35 ai 45 anni, Twitter e Google+.
Tali statistiche vengono utilizzate e studiate con attenzione per i vari piani di marketing sociale.

Perché utilizzare i social per lavorare?

Tutte le grandi e medie imprese oggigiorno hanno un sito web navigabile anche dal cellulare ma essere presenti su un social è tutta un’altra cosa. Perché?
Perché avere un profilo social non implica l’utilizzo di linguaggio formale ma si può parlare con gli eventuali clienti in modo più coinvolgente e diretto. Si può parlare in tempo reale ed inoltre si può coinvolgere il cliente organizzando iniziative dedicate a loro e quindi far apprezzare il brand.

Come non utilizzare i social.

Purtroppo non sempre è bene esporre i propri dati personali sui social.Siamo tutti “abituati” a condividere pensieri, aforismi, foto ma ci sono informazioni che sarebbe meglio non condividere perché se finite nelle mani di persone sbagliate potrebbero non cancellarsi mai dalla rete.
Ad esempio sta diventando uso comune tra i giovanissimi esporre, dopo l’esame, la loro patente! Ciò non dovrebbe essere mai fatto in quanto su ciascuna patente ci sono informazioni personali che permetterebbero la clonazione della patente stessa. Un’altra cosa che si dovrebbe evitare di fare è mettere costantemente foto di bambini che siano figli, nipoti o amici in quanto potrebbero essere utilizzate da persone non autorizzate. Mai mettere il proprio indirizzo di casa e pubblicare foto o posizioni diverse.

Come si dice: “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”.

Purtroppo, ma a volte anche per fortuna, siamo tutti presi a mantenere una vita socialmente attiva. Talvolta, però, basterebbe dedicarsi un po più alle cose veramente utili anziché restare con un cellulare in mano e un’applicazione sempre aperta. Così facendo si rischia di perdere i veri valori che ci sono stati insegnati o di diventare troppo superficiali appartenendo a categorie di persone che sono ben lontane da quello che siamo realmente. Usare i social va bene se viene fatto nel giusto modo.

Internet è diventato ormai indispensabile per la vita quotidiana, soprattutto se si parla di ricerche di tipo culturale o di acquisti di beni e servizi. Immaginare, al giorno d’oggi, un mondo senza Internet è praticamente impossibile, e ancor di più immaginare una rete di interconnessioni globali priva di aiuti e strumenti che diano all’utente la possibilità di esplorarla.
Di solito, quando un utente apre una pagina Internet, la prima schermata che riesce a vedere è quella di Google, o di altri. Questi macro-siti sono chiamati motori di ricerca, e sono come una specie di gigantesco indice che organizza, razionalizza e promuove tutto il sapere contenuto nel web.
Tecnicamente parlando, i motori di ricerca sono dei sistemi software automatici in grado di analizzare contemporaneamente, in pochissime frazioni di secondo, una mole spropositata di dati, fino a restituirne una catalogazione il più possibile ordinata e razionale all’utente.

I motori di ricerca sono una risorsa importantissima per la pubblicità on-line, perché forniscono risultati nel momento esatto in cui un potenziale acquirente li sta cercando ed è maggiormente disposto a recepirli.

Il funzionamento dei principali motori di ricerca

Di solito i principali motori di ricerca del mondo sono organizzati con un’interfaccia utente molto semplice, composta dal logo del motore di ricerca e da una stringa bianca dove l’utente può digitare cosa sta cercando. La grande facilitazione data da questi programmi software su scala mondiale è che le ricerche possono essere fatte in modo molto banale ed intuitivo, anche soltanto per parole chiave. Più un contenuto risponde (in parte o completamente) alle parole chiave digitate dall’utente, più esso verrà visualizzato tra i primissimi risultati, poiché è ciò ce il sistema presume che l’utente stia cercando.
Google è sicuramente il motore di ricerca più usato al mondo, seguito da Yahoo!, Bing e dal colosso cinese Baidu. L’interfaccia Google è ulteriormente suddivisa in categorie, delle quali le due principali sono Web e Immagini, per scremare subito la ricerca e permettere all’utente di ricercare soltanto foto o soltanto contenuti. In un secondo momento della ricerca, i filtri possono farsi più accurati, poiché una volta ottenuti i risultati si possono vedere le notizie sul web, le immagini, i video e molto altro, il tutto selezionando in alto nella pagina il filtro che si desidera.

Il rapporto tra motore di ricerca e contenuti

I contenuti vengono inseriti nei motori di ricerca tramite le strategie SEO. Questo significa che ci sono degli esperti che studiano quali sono gli orizzonti di ricerca più battuti dagli utenti in un periodo di tempo dato, e cercano in questo modo di intercettare il più possibile le esigenze degli utenti proponendo loro dei contenuti legati a parole chiave molto simili a quelle che si presuppone che gli utenti andranno a digitare. Per fare questo, lo stesso motore di ricerca Google mette a disposizione i Google Trends, ovvero gli andamenti giornalieri, settimanali o mensili delle ricerche degli utenti (ulteriormente divisi per paese). Ovviamente la SEO non è una scienza esatta, e le predizioni qualche volta possono rivelarsi sbagliate. Fortunatamente i motori di ricerca sono un mondo vaso, aperto ed in continua evoluzione, quindi si può sempre correggere il taglio di un contenuto continuando a studiare i trends.

Microricerca Intranet: il caso Cortana

cortanaUn motore di ricerca, ovviamente, può avere anche una risonanza che non per forza dev’essere mondiale. Molti uffici ed aziende, ad esempio, hanno dei micro sistemi di ricerca interni, specificamente preposti alla ricerca di file e documenti attraverso i vari uffici. Il funzionamento di questi piccoli programmi di ricerca è simile a quelli su scala globale, e si basa sul principio che tutte le macchine collegate alla stessa rete (supponiamo tutti i computer di una determinata azienda) sono esplorabili per trovare il file ricercato.
Anche i cataloghi delle biblioteche, o i sistemi interbibliotecari come quelli delle Università, ad esempio, sono un’ottima applicazione dei software di ricerca a realtà più o meno circoscritte, tali che un utente può applicare i filtri di ricerca desiderati e lasciare che i cataloghi esplorino tutte le biblioteche affiliate fino a trovare quella che contiene il documento ricercato.
Agli utenti di Windows 10 non sarà sfuggita l’installazione di un sistema simile sul proprio computer all’avvio del nuovo software. Si tratta di Cortana, un piccolo motore di ricerca interno che permette di trovare contenuti sul proprio stesso computer e contemporaneamente anche sul web, con un comodo sistema di ricerca congiunta.

Pubblicità e marketing sui motori di ricerca

I motori di ricerca sono anche un’ottima vetrina di visibilità per quanto riguarda il marketing e le strategie promozionali di alcuni tipi di contenuto.
Prendendo ancora come modello il motore Google si può indagare come funziona la pubblicità sui motori di ricerca.
Il software preposto alla gestione della pubblicità è Google Adsense, che funziona con delle sottospecie di contratti a provvigione in base alle visualizzazioni. Se un utente, infatti, possiede un dominio (cioè un indirizzo URL unico ed inconfondibile che distingue il suo contenuto da altri) può scegliere di affiliarsi a Google Adsense pagando un canone annuale e garantendo un certo numero di visualizzazioni mensili o annuali. In cambio, Google installa su quel contenuto (un sito o un blog) uno o più banner, che sarebbero piccoli riquadri animati di pubblicità di società più o meno grandi, le quali hanno versato a Google un’ingente somma per riceverne indietro pubblicità assicurata. In questo modo, ogni utente che si reca su quel sito vedrà il banner pubblicitario (ad esempio di una marca di abiti sportivi, o di un’azienda che vende elettrodomestici o altro ancora) e potrebbe diventare un potenziale acquirente per quel marchio. Se alla fine di ogni mese o a fine anno i guadagni dell’azienda sono aumentati, essa ne versa una quota a Google, che li ripartisce tra tutti i vari siti che hanno accettato l’installazione del banner pubblicitario sulla propria home, ovviamente suddividendoli in modo proporzionato a quanto un sito abbia effettivamente implementato la clientela dell’azienda collezionando un numero elevato di utenti unici.
Queste strategie si chiamano SEM, ovvero Search Engine Marketing, cioè pubblicità sui motori di ricerca, e rappresentano senza dubbio l’ultima frontiera delle strategie di vendita e di supporto al cliente, raggiunto a casa propria dagli annunci pubblicitari più disparati.

Incominciamo subito nel peggiore dei modi. Con una domanda: Ma che cosa è il SEO e l’ottimizzazione web per motori di ricerca ?

web marketingPer ottimizzazione SEO si intende tutte quelle azioni e pratiche adottate per fare in modo di ottimizzare le pagine di un sito o un sito web affinché arrivi tra i primi risultati o al primo posto su un motore di ricerca. Al fine di raggiungere questo obiettivo si possono usare diverse tecniche SEO, più o meno corrette o per meglio dire, più o meno rischiose. Vi è stato un tempo in cui la maggioranza dei SEO lavorava con tecniche Black Hat e l’unico interesse che avevano era quello di arrivare primi ai vertici dei motori di ricerca anche se le pagine poi erano incongruenti con le ricerche dell’utenza.

Mi spiego meglio ci sono molte agenzie e seo specialist nostrani (italici) che pur di arrivare ai primi posti nelle serp avrebbero anche venduto l’anima al diavolo. Infatti ci sono delle note società di marketing che addirittura si pubblicizzava apertamente per le sue tecniche SEO black hat.
C’è da dire che tutti i seo specialist che hanno utilizzato questo tipo di tecniche per portare rapidamente ai vertici dei motori di ricerca le società dei loro clienti sono poi sono stati penalizzati dall’algoritmo Penguin.

Effettuare attività SEO su google, al giorno d’oggi, è una cosa seria e il motore di ricerca Google non permette più ai “Furbetti” di farla franca come accadeva fino al 2011. Oggi tutti devono fare i conti con il Grande G e sostanzialmente la SEO, vista come pratica per di ottimizzazione web per i motori di ricerca, è cambiata notevolmente da quel periodo. L’attività di ottimizzazione di un sito per Google, si è trasformata nel tempo in modi assolutamente impensabili ma sicuramente a vantaggio dei ricercatori e di chi usa i motori di ricerca per fare ricerche e trovare le informazioni.

Alcune regole di base nella SEO

search engine optimizationQueste sono alcune delle regole semplici semplici per fare il SEO per il tuo sito, se le seguirai… cavalcherai i motori di ricerca come su una tavola da surf.

In un mondo sempre più semantico le regole SEO sono sempre più importanti per chi fa link building e chi utilizza diverse tecniche per l’ottimizzazione su Google. Normalmente l’uso di diverse regole SEO da parte delle agenzie o di singoli professionisti che operano sulla rete serve per aumentare l’autorità di un sito web e conseguentemente il posizionamento.

L’ottimizzazione SEO, in questo caso è una delle pratiche da seguire se si desidera arrivare con pochi sforzi ai primi posti delle classifiche dei motori di ricerca. Seguendo i principi dell‘ottimizzazione si possono scalare gradualmente le SERP  e conquistare i primi posti per le parole chiave necessarie al proprio business sui motori di ricerca. Per i siti internet che riescono a posizionarsi bene il link juice che ne deriva può essere gestito e incanalato nel sito web di riferimento e in altri siti web sempre che esso venga trasmesso attraverso il meccanismo del Dofollow.

Con la comparsa della Negative seo, il link juice e i meccanismi di trasferimento reputazionale sono cambiati e puntare i propri link vero siti poco autorevoli il più delle volte penalizza il sito che punta i suoi link verso l’esterno e quindi una buona regola SEO è quella di verificare più volte la bontà del sito su cui si puntano i link e se inserire il link è necessario è opportuno utilizzare l’attributo “nofollow”.

Alcune brevi informazioni SEO che ti possono aiutare

Ti sottopongo ora una buona guida SEO per Google, che tiene in considerazione alcuni di questi moltissimi aspetti, sempre più importanti in un mondo che diventa più semantico.

Di regole seo, ve ne sono moltissime ma sono tutte molto semplici:

  • Evita di fare Backlink smodato
  • Evita di scrivere cose senza senso, scrivi per le macchine ma ricordati di scrivere anche per chi legge come te  e sopratutto scrivi molto e con frequenza, perché il contenuto è il re della rete
  • Una buona SEO on Page è fondamentale quindi cura:
    • L’analisi delle parole chiave. Vi sono moltissimi strumenti online che ti permettono di effettuare questa operazione. Uno di questi è il Keyword Tools di Google Adwords, anche se al giorno d’oggi funziona sempre meno e offre dati aggregati
    • I titoli dei tuoi articoli con la parola chiave per cui vuoi che si posizionino
    • Metti i tag nelle immagini sul sito quando pubblichi ( alt tag ) utilizzando la parola chiave su cui hai pianificato di posizionare l’articolo
    • Evita di scrivere 300 volte la stessa parola chiave nel testo dell’articolo pensando che Google sia stupido.
    • Evita di fare Back link smodatamente. Dall’avvento di Penguin non serve e il più delle volte ti penalizza.
    • Scrivi articoli che siano esaurienti
  • Scegli una nicchia in cui scrivere che ti appassioni, puoi trasformare la tua passione in una forma di reddito se usi adsense.